Calendario 2018 - gennaio
Cari Amici siamo felici di concludere il giubileo per i vent’anni dalla fondazione della nostra cooperativa con un calendario che ci accompagnerà lungo tutto il prossimo anno.
Per la realizzazione abbiamo condotto delle interviste sul tema "disabilità e vita indipendente" con persone che nel corso degli anni ci hanno conosciuto. Attraverso le risposte degli intervistati e il racconto della loro storia abbiamo cercato di individuare un motto o un consiglio da trasmettere e condividere.
Il protagonista del mese di gennaio è Mario Calabrese, di Sinigo:
"Mi chiamo Mario Calabrese, abito a Sinigo e ho 60 anni. Nel 2001 all'improvviso non sono riuscito più a camminare. Nessuno sapeva dirmi cosa avessi, solo dopo quattro o cinque anni mi hanno diagnosticato l'artrite reumatoide, una malattia per cui non esiste cura e che provoca dolore. Per otto anni sono rimasto chiuso in casa senza il coraggio di uscire, non accettavo la situazione, prima avevo un'azienda edile, poi tutto è cambiato, compreso il sistema famiglia, avevo tre figli di cui due piccolini. Avere figli piccoli e ammalarsi, non poter più fare niente, andare in montagna o al lago, non è facile, anche per la mia famiglia non è stato facile. Con la malattia abbiamo dovuto cambiare il nostro sistema di vita, cambiare le nostre abitudini, ci è voluto del tempo e forse il mio periodo è stato un po' troppo lungo. Se avessi accettato prima la situazione magari avrei potuto gestirla meglio e non si sarebbe aggravata, adesso mi rendo conto che questo è stato un punto a mio sfavore. Però alla fine, anche se di tempo ce ne è voluto, siamo arrivati a superare tutto.
Nel 2011 per quello che definisco un incontro fortunato mi sono iscritto al corso di independent L. dove ho imparato a usare il computer, di computer non sapevo assolutamente nulla, mi pareva un'impresa impossibile imparare, invece ora non potrei più farne a meno!
Con il corso sono rinato, sono uscito di nuovo di casa, ho rincominciato a vedere persone, mi sono liberato di un'oppressione interna e ho finalmente accettato la malattia, è stata una fortuna incontrare independent L. e le persone che ci lavorano, persone squisite.
Negli ultimi anni ho lavorato come operatore presso un centro profughi a Bolzano, ho iniziato a lavorare anche grazie ai farmaci, perché il dolore era diminuito e poi lavorando al dolore non si pensa…Le medicine però abbassavano le difese immunitarie, questo mi ha creato diverse problematiche sul lavoro che ad un certo punto non sono state più superabili.
Oggi come oggi non posso più dedicarmi agli hobbies di un tempo, tuttavia mi piace andare in città a Merano per stare con gli amici e giocare a dadi. Amo anche navigare su internet, ma stare troppe ore al computer non fa bene! Uscirei molto più spesso se il servizio autobus fosse più adatto alle esigenze di persone come me, non fa bene stare a casa.
Una cosa che detesto è l'ignoranza delle persone, la persona che giudica senza sapere, prima bisogna informarsi. Non sopporto quando le persone reagiscono con pena alla mia malattia, odio la compassione, la trovo ingiusta, non mi piace sentir dire “poverino!”, non siamo “poverini”, siamo persone, siamo tutti uguali.
La cosa che invece mi sta più a cuore è la famiglia e la mia nipotina di due anni, per il futuro vorrei riuscire a stare meglio e avere la famiglia vicino, il resto è tutto relativo. Sono queste le piccole gioie della vita. Il mio motto è vivi e lascia vivere, questo è il mio motto. E il mio consiglio è di essere forti e mai arrendersi, mai, continuare sempre comunque vadano le cose, perché se uno si arrende è finita. Non ce n'è per nessuno, ci rimettiamo tutti e non va bene. Allora dobbiamo essere forti, più della malattia, se questo è possibile."
"Il mio consiglio è di essere forti e mai arrendersi, mai. Continuare sempre comunque vadano le cose, perché se ci si arrende è finita. Non ce n’è per nessuno, ci rimettiamo tutti. Allora dobbiamo essere forti, più della malattia."